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Associazione amici dei bambù del sud ITALIA - scopriamo il bambù!

La carta e le foreste

La foresta e' il nostro bene piu' prezioso

LA FORESTA SCONGIURA IL PERICOLO DI PIENE ED ALLUZIONI: Il 60 % delle precipitazioni viene intercettato dalla chioma, evapora in parte, raggiunge lentamente il suolo gocciolando o scorrendo lungo il fusto ed è assorbito dal soffice terreno boschivo.

EVITA LA SICCITA': Il terreno dei boschi è come una spugna:assorbe molta acqua e alimenta le sorgenti anche se non piove per diverse settimane.

STABILIZZA IL SUOLO CONTRO EROSIONI E FRANE: Trattiene la terra con le radici, diminuisce il deflusso dell'acqua in superficie, riduce la velocità del vento.

PROTEGGE LE VALLATE DALLE VALANGHE E DALLE CADUTE DEI MASSI: Il bosco fissa il terreno,trattiene i sassi che si staccano e riduce la possibilità di slittamento della neve sul terreno. (cioè la formazione di valanghe).

RIDUCE L'INQUINAMENTO ATMOSFERICO: Il bosco funziona come una specie di filtro dell'aria:le piante possono metabolizzare molte sostanze velenose.Inoltre gli alberi reagiscono rapidamente all'inquinamento rivelando il livello troppo elevato delle sostanze tossiche.

E' LA CASSAFORTE DELLA DIVERSITA' BIOLOGICA: Difendere un bosco significa assicurare la sopravvivenza di centinaia di specie animali e vegetali. Le foreste contengono più della metà di tutte le specie di animali e piante del pianeta.

MANTIENE L'EQUILIBRIO CLIMATICO LOCALE: Il bosco agisce da moderatore sul clima: frena la velocità del vento, evita il prosciugamento eccessivo del terreno circostante, stabilizza l'umidità dell'aria e attenua le differenze di temperatura fra notte e giorno, estate e inverno.

MANTIENE L'EQUILIBRIO CLIMATICO GLOBALE: Tutte le foreste sono un'enorme serbatoio di carbonio, base della vita organica. La loro distruzione libera nell'atmosfera grandi quantità di anidride carbonica che contribuisce al riscaldamento globale della Terr a.

La storia si ripete?

La più antica storia scritta conosciuta racconta di come il Re Gilgamesh, nel 3000 a.c. fece abbattere le foreste sacre di cedro della Mesopotania per costruire la più bella e grande città del mondo: Uruk. Gilgamesh non sapeva che la distruzione della foresta avrebbe causato una terribile maledizione. I suoi discendenti continuarono ad abbattere le foreste per erigere case, costruire canali di irrigazione e aprire nuove terre alla coltivazione. Ma le colline, private della loro copertura forestale cominciarono ad erodersi, i canali si riempirono di sedimenti e i campi furono soffocati dai sali portati dalle acque non più pure. Alla fine Uruk divenne un deserto e il popolo di Gilgamesh scomparve.

S.O.S. foreste

Non c'e' più molto tempo: alle soglie del Terzo millennio, chiunque viva su questo pianeta deve decidere da che parte stare. Deve scegliere se allearsi con chi distrugge le foreste o con chi lavora giorno dopo giorno per difenderle. Quattro miliardi di ettari, pari ad un terzo della superficie terrestre. E' questo l'immenso patrimonio di foreste del nostro pianeta: una ricchezza vulnerabile,condannata a scomparire in breve tempo a causa dello sfruttamento indiscriminato da parte dell'Uomo. La storia e' ormai nota:attraverso i secoli l'umanità , si e' fatta largo nelle foreste incendiandole,tagliandole per aprire pascoli e campi da coltivare o per sfruttare il legname. L'Uomo ha saccheggiato le foreste senza pensare alle conseguenze che ciò avrebbe avuto sulla salute di tutti gli esseri viventi.

Le foreste temperate sono le nostre foreste.

Le foreste temperate, quelle cioè non comprese nella fascia dei Tropici, rappresentano circa la metà della superficie forestale del pianeta, e sono gravemente a rischio: la loro estensione,dopo la grande riduzione dei secoli passati, si è stabilizzata, ma la loro qualità ha subito una gravissima flessione. Ormai nelle zone temperate restano solo pochi lembi di foresta vergine, perché quasi tutte le foreste sono ricresciute dopo il taglio in epoca recente. La differenza da un punto di vista ecologico, è enorme: una foresta sfruttata intensivamente per il legname è molto più povera di una foresta matura e non può più svolgere tutte le sue funzioni. La ricchezza biologica di una foresta aumenta infatti con la sua maturità e dipende dalla presenza di alberi di diversa età e altezza , di alberi morti ma ancora in piedi, di tronchi caduti. INSOMMA, PER SVOLGERE LE LORO FUNZIONI E PER GARANTIRE LA SALUTE DI TUTTI NOI , LE FORESTE DEVONO RIUSCIRE AD INVECCHIARE.

Il Legno

materiale storico, perché usato da sempre e prezioso perché sempre più in pericolo: usato troppo e male. La maggior parte delle essenze pregiate e' infatti ormai quasi introvabile, anche il comune pioppo ha raddoppiato il proprio costo, ultimamente. Negli ultimi due decenni l'America latina e i caraibi hanno perduto sette milioni di ettari di foresta tropicale l'Asia e l'Africa sub sahariana ne hanno perduta quattro milioni ciascuna per legno e carta che dal 1950 è raddoppiata e quintuplicata rispettivamente; alcuni studi condotti in Europa mostrano che i consumatori sono disposti a pagare un interesse del 5 % - 10 % sul prezzo per i prodotti che sono più validi ambientalmente.

LA PIU GRANDE MINACCIA PER LE FORESTE TEMPERATE E' LO SFRUTTAMENTO DEL LEGNO. L'80 % della produzione di legna proviene infatti da zone temperate. Negli ultimi anni è avvenuta una radicale trasformazione nel mercato del legno, ora sempre più dominato da grandi multinazionali: americane, giapponesi, sud coreane, neozelandesi, impegnate nello sfruttamento diretto delle foreste, nella creazione di piantagioni, nella lavorazione del legno e nella distribuzione dei prodotti finiti. Queste multinazionali del legno si muovono con agilità, pronte a sfruttare le migliori occasioni per procurarsi la materia prima al miglior prezzo. E il miglior prezzo si trova, sempre più spesso, nelle foreste temperate: soprattutto nei paesi dell'Europa orientale. Attanagliati da gravi crisi economiche e costretti a svendere le loro risorse naturali. Le foreste temperate sono minacciate anche dalla crescente urbanizzazione, dalla costruzione di strade e dighe e ovviamente dall'inquinamento. Le soluzioni a questi problemi sono gia state identificate e sono realizzabili. L'obiettivo finale è fermare il declino delle foreste, salvare le residue foreste primarie e tutelare rigorosamente almeno il 10% del patrimonio forestale. Ma non c'è molto tempo. Dobbiamo decidere subito da che parte stare. Il Duemila sarà verde come la foresta o sarà una terra desolata?

Wendell Berry 1991

"Noi dobbiamo superare la convinzione superstiziosa di poter proporre soluzioni tecnologiche a tutti i nostri problemi. La perdita del suolo per esempio è un problema che mette in crisi tutte le nostre pretese tecnologiche. Se il suolo andasse perduto in una immensa frana e questo richiamasse gli eroi della Scienza e della Tecnologia che concepissero una affascinante e veloce soluzione, comunque sorgerebbero così facendo, nuovi problemi. Ma il suolo non è normalmente perduto in grandi fette o in mucchi di immense dimensioni. Normalmente esso è perso poco alla volta su milioni di ettari per mezzo dell'azione incosciente di milioni di persone. Non può essere salvato da eroiche imprese di tecnologia ma solo da milioni di piccoli atti e dal controllo di singole azioni e desideri. La perdita del suolo è in definitiva un problema culturale; esso sarà corretto solo da soluzioni culturali."

La carta

La carta è un materiale preziosissimo; eppure la sprechiamo buttandone via ogni anno 150 chili a testa,che rappresentano il 30 % dei rifiuti prodotti in Italia, potremmo recuperarli e riciclarla, invece ne importiamo dall'estero circa un milione di tonnellate l'anno. Quel poco che abbiamo recuperato, l'anno scorso ovvero due milioni di tonnellate di carta andata al macero, ci ha permesso di risparmiare 260 miliardi di lire e moltissimi alberi (dei quali comunque l'Italia è povera). Allora bisogna potenziare la raccolta differenziata e diffondere il riciclaggio. La carta in Cina si fabbrica con la corteccia del bambù e di altre piante. Il bambù è un albero molto simile a una lunga canna, cavo all'interno e con nodi a intervalli regolari, come quella, ma se ne differenzia perché è assai più grosso compatto, duro e robusto. Si usa solo la seconda pelle della corteccia che è molle e bianca; la si mette a macerare in acqua pura, le forme di cui ci si serve per raccogliere poi questa materia sono lunghe e larghe, cosicché si vedono fogli lunghi dieci e dodici piedi e anche di più. Si tempra ogni foglio di carta nell'acqua di allume che agisce da collante. Questo allume impedisce alla carta di imbeversi, e le dà tale splendore che la si crederebbe d'argento o verniciata. Questa carta è bianca, morbida e compatta, priva di alcuna scabrosità che possa far inciampare il pennello e dividerne i peli. Poiché è di corteccia d'albero, si rompe più facilmente di quella europea; teme l'umidità e la polvere, ed è agevolmente attaccata dai tarli, se non si fa attenzione. Per prevenire tali inconvenienti, è necessario battere sovente i libri, ed esporli al sole. Jean-Baptiste Du Halde letterato e geografa Gesuita nato a Parigi nel 1674 morto a Parigi nel 1743. Description de la Chine et de la tartarie Chinoise, 1735.